Scheda

Caratteri generali

Forma di governo: Repubblica parlamentare
Superficie: 28.748 chilometri quadrati
Abitanti: 3 milioni e 174 mila
Capitale: Tirana
Composizione etnica: albanesi 91,7%, aromuni 3,6%, greci 2,3%, altri 2,4%
Lingua: albanese
Religione: musulmani 84,4%, ortodossi 8,7%, cattolici 6,2%, altri 0,7%
Moneta: lek
Presidente: Bamir Topi (indipendente)
Primo ministro: Sali Berisha (Partito democratico)
Confini: Serbia, Montenegro, Fyrom, Grecia, Mar Adriatico, Canale d'Otranto.





La situazione politica

La scena politica in Albania è caratterizzata dalla presenza di due partiti principali: quello democratico, guidato dal primo ministro Sali Berisha, e quello socialista, presieduto dall'ex sindaco di Tirana, Edi Rama. Con le elezioni politiche del luglio 2005, che hanno riportato al potere la destra con il Partito democratico, lo scontro tra i due poli si è acuito, sebbene siano finite le violente proteste di piazza degli anni precedenti. Il Partito socialista, da parte sua, ha pagato il prezzo della scissione interna di Ilir Meta, ex premier, che ha fondato un nuovo gruppo politico, il Movimento socialista per l'integrazione (Lsi), e si è presentato da solo al voto indebolendo il fronte della sinistra. Il Partito di Berisha, invece, ha saputo coagulare intorno a sé una vasta coalizione, alleandosi con partiti minori del centro e del centro-destra, e, dopo la vittoria del 2005, è stato riconfermato al governo anche alle elezioni successive, nel giugno 2009. Sul fronte della politica estera, sono sempre vive le tensioni legate al Kosovo ed alla presenza di forti minoranze albanesi in Grecia e in Macedonia.



Lo stato dell'economia

L'Albania sta ancora compiendo una difficile transizione verso l'economia di mercato. La caduta del regime comunista nel 1990 è avvenuta tardi rispetto agli altri paesi dell'Europa dell'Est ed è stata caratterizzata da un massiccio esodo di rifugiati politici ed emigranti economici verso l'Italia e la Grecia. Nel tempo, il governo ha approvato delle riforme e privatizzato proprietà statali ed enti. Dal 1995 al 1997, tuttavia, il progresso si è arrestato, pregiudicando la crescita economica. Solo nel 1998, dopo il collasso sociale e del sistema finanziario dell'anno precedente, sono iniziati segnali di ripresa, fino allo scorso anno, quando la nuova crisi economica ha indebolito le fragili strutture del paese, facendo calare ancora una volta il Pil e provocando una riduzione degli investimenti stranieri, in particolar modo nel settore manifatturiero. Negli ultimi anni hanno iniziato a diffondersi e svilupparsi piccole e medie imprese manifatturiere nei settori dell'abbigliamento e delle calzature, e alcune piccole aziende industriali ed agro-industriali. Nelle campagne prevale però un'economia di sussistenza, legata alla coltivazione di micro-fondi e all'allevamento. L'Albania ha buone riserve di lignite, petrolio e gas naturale e il paese è interessato alla costruzione di gasdotti e oleodotti dall'Europa orientale verso l'Ue. L'economia continua comunque ad essere sostenuta dalle rimesse degli emigrati che aiutano a mitigare il deficit della bilancia dei pagamenti.


Cenni storici

Il territorio albanese è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano i ritrovamenti archeologici e gli studi antropologici su campioni di resti umani del medio-tardo paleolitico. Secondo la storiografia più recente, gli albanesi sono discendenti degli illiri, popolazione autoctona che occupava un territorio piuttosto ampio, dal Danubio ai Balcani, e che ha svolto un ruolo di rilievo nelle vicende politiche dell'antico mondo mediterraneo. Le prime manifestazioni di questa civiltà risalgono all'inizio del secondo millennio a.C., quando erano frequenti le guerre tra tribù. Verso il 1000 a.C., gli illiri occupano il territorio dell'attuale Albania, fondandovi un regno. Lo scontro con Roma, che mira ad estendere il suo controllo sull'Adriatico, è inevitabile: le guerre illirico-romane, iniziate nel 229 a.C. si concludono nel 167 a.C. con la vittoria dei Romani. Il popolo illirico viene ridotto in schiavitù e il suo territorio frazionato in piccole unità amministrative. Dopo la divisione dell'impero romano nel 395, i territori albanesi vengono assegnati all'impero d'Oriente. Nei secoli X e XI, il sistema schiavistico viene sostituito da quello feudale: i nobili arbereshe (albanesi) si allontanano da Bisanzio e formano il principato di Arberia, il primo stato feudale albanese della storia. Successivamente, il paese è teatro di accese rivalità tra vari Stati (tra cui la Repubblica marinara di Venezia) finché nel 1478 non viene invaso dall'impero ottomano che lo dominerà per oltre quattro secoli. Dopo la prima guerra dei Balcani, l'Albania dichiara l'indipendenza dall'impero ottomano nel 1912, ma la nazione rimane nel caos fino alla proclamazione della Repubblica nel 1920. Diciannove anni più tardi, però, nel 1939, il paese viene annesso all'Italia. La resistenza guidata da Enver Hoxha ne riprende il controllo solo nel 1944, dopo la sua liberazione, stipulando un'alleanza con l'Urss.

Fino al 1990, cinque anni dopo la morte di Hoxha, l'Albania è stata una nazione comunista, poco legata agli altri stati della sfera sovietica. Solo all'inizio degli anni Novanta, con le elezioni del 1991, sono arrivati al potere i democratici di Sali Berisha, in coalizione con gli ex comunisti. Berisha diventa così il primo presidente non comunista dalla fine del secondo conflitto mondiale. Una grave crisi economica, nel 1992, dà luogo anche a disordini sociali. Ma è nel 1997 che un movimento insurrezionale destabilizza il paese: le elezioni vengono vinte dall'opposizione socialista, guidata da Fatos Nano. Rexhep Meidani prende il posto di Berisha alla presidenza della Repubblica. Nel 1998 viene approvata una nuova Costituzione e le agitazioni interne portano alle dimissioni di Nano, cui subentra Pandeli Majko. Ilir Meta viene incaricato di formare il nuovo governo. Dopo il successo delle elezioni del 2001, Meta è costretto a dimettersi a causa di una grave crisi politica, finché nel 2005 non torna al governo la destra liberale con Sali Berisha come primo ministro, poi riconfermato al potere nelle elezioni del 2009.

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